Roma, nessun alibi. Oltre i pali spunta una difesa colabrodo

Eusebio Di Francesco

Eusebio Di Francesco

Tre pali non fanno un gol e nemmeno tre punti. E se tre gol, alla fine, li prendi, ecco che i sognati tre punti diventano zero. Lascia l’amaro in bocca, ma anche grandi interrogativi, la sconfitta di ieri sera contro l’Inter. Sconfitta che, una grande squadra, non avrebbe mai subito.

Perchè se a Genova la Juventus rimonta due reti, rimonta il VAR e si impone per 4 a 2, mentre all’Olimpico i giallorossi si sciolgono come neve al solo dopo il pareggio milanese, ecco che tutto si spiega. Si spiega con una difesa colabrodo, privata di Rudiger in estate e rimpinguata con un olandese infortunato e un solo vero campione, Kolarov, che però da solo non può bastare.

Non può bastare ad arginare un Fazio imbarazzante, lento e impacciato, oltre a un Manolas che da mesi non ha più voglia di restare e sarebbe meglio spedire altrove. Perchè se è vero che Icardi è un cliente scomodo, è pur vero che quegli anticipi sul marcatore erano leggibili anche da un difensore di terza categoria.

La Roma, alla prima ufficiale di Di Francesco all’Olimpico, non gioca male ma torna indietro di anni: bel gioco, anche se a sprazzi, zero punti e tutti a casa. Storia già vista e rivista, niente di nuovo. Se poi ci metti un Juan Jesus che faccio fatica a capire come possa giocare in Serie A e un Defrel che solo noi potevamo acquistare a 20 milioni di euro, la frittata è fatta.

La Roma è una squadra indebolita rispetto lo scorso anno, ha venduto i vari Rudiger, Salah, Paredes senza sostituirli a dovere, tolto Kolarov di cui ho scritto sopra. Per il resto il nulla, numericamente e qualitativamente. Perchè se un Defrel che alla Juventus farebbe sì e no il panchinaro, alla Roma gioca titolare inamovibile, allora qualcosa non va.

Come non va e non capirò mai chi ha permesso che un tecnico come Spalletti possa essere stato indotto ad andarsene, fischiato e umiliato per non aver fatto giocare un calciatore immenso, ma di 40anni, che oggi non gioca più comunque. E così, in una sola botta, hai perso entrambi quando invece il mister potevi tenerlo. Così come potevi tenere l’intera rosa capace di realizzare 87 punti, chiudere a meno 4 dalla Juventus mangiatutto e puntare allo scudetto con soli due-tre innesti di qualità. E invece eccoci qui, a fine agosto, con una squadra debole e indebolita, un allenatore inesperto che farà parecchia fatica e una rosa che, ahimè, non arriverà oltre il quinto posto.

E intanto Spalletti, zitto zitto, strappa tre punti e ottiene la sua rivincita. Ma non sui romanisti, sui tottiani, come lui stesso ha definito alcuni tifosi su Premium. Mentre la Roma, oltre i tre pali, ancora non si rende conto del bel giocattolo che è stato rotto e mai più tornerà.

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