Mundial Beach Soccer, un’emozione da…serie A

Maurizio Ganz

Maurizio Ganz

Giornalismo, per me, ha sempre significato sogno, passione, sport. E stasera, come già avvenuto altre volte, mi sono emozionato. Perchè non puoi non essere felice quando, al termine del Mundial Beach Soccer a Porto Sant’Elpidio, hai la possibilità di intervistare un grande bomber come Maurizio Ganz e un ex giallorosso, scudettato nel 1983, come Maurizio Iorio.

Sono le 20.45 quando arrivo all’Arena, primo match tra Germania e Svizzera. Osservo, scruto con attenzione. Saluto qualche amico, scambio due chiacchiere. Ma la mia testa è lì, al dopo gara che mi aspetta e che da tempo sogno.

Scatto foto, registro foto, prendo appunti. Insomma, svolgo la mia professione di giornalista. Passa il primo match, quello tra Germania e Svizzera, dopo una lunga serie di tiri di rigore. Poi, come tutti, attendo trepidante l’ingresso in campo dell’Italia per capire chi, volto noto, è presente a PSE.

Quindi vedo lui, brizzolato, “El segna semper lù”, Maurizio Ganz. Si riscalda, prepara la gara. Mentre io penso: devo assolutamente intervistarlo alla fine del match. Tifo Azzurri, che vincono 5 a 1 alla fine, mi godo le giocate di Ganz in coppia con un altro che, di gol, ne ha fatti parecchi: Massimo Ganci. Sì, proprio quel Ganci che, due anni fa, arbitrai a Capodanno in un Castelfidardo-Porto Sant’Elpidio amichevole. Corsi e ricorsi storici, in un ruolo o nell’altro, da arbitro o da giornalista, lo sport e il calcio sono il mio habitat.

Maurizio Iorio

Arriva così, dopo una bella affermazione sul campo, il triplice fischio. Sistemo la borsa, imbraccio la Canon e via, a caccia dei vip per l’intervista. Chiedo allo staff, mi fanno entrare. E incontro lui, mister Di Iorio. Simpaticissimo, disponibile in maniera inverosimile. E subito attacco bottone, ancor prima di passare al lavoro.

“Mister, possibile un’intervista?”

“Certamente, mettiamoci qui”

E io, per creare empatia:”Sono romanista, anche se ero appena nato mi ricordo di te nella mia Roma”

E lui:”Allora sei un lupacchiotto giallorosso”.

Finisce l’intervista e mi fa:”Sei stato bravo e sei pure troppo simpatico”.

E io:”Allora possiamo farci un selfie”

E il mister:”Ce mancherebbe pure, viè qua”

Potrei già tornare a casa, fiero e soddisfatto di aver intervistato un altro grande del calcio dopo i vari Perrotta, Tommasi, Zanetti, Righetti.

Invece no, perchè con lo sguardo cerco proprio lui, Maurizio Ganz. Anni di fantacalcio a contendermelo all’asta con gli amici e, ora, proprio lì davanti a me. Lo avvicino, gli chiedo un’intervista video, si presta in maniera enncomiabile. Mi saluta, mi dà la mano, mi ringrazia. Ma sono io a dover ringraziare lui diamine, di giornalista nella sua vita ne ha visti a bizzeffe, mentre io non tutti i giorni posso dire di aver intervistato un grande.

Finisce così la serata, raccolgo le mie cose e mi avvio verso la macchina. Pubblico su facebook, penso all’articolo da scrivere una volta tornato a casa. Sono le due a trenta di notte, ho un sonno bestiale ma sto ancora in piedi.

Ho portato a casa quello che volevo, ho dimostrato a me stesso, ancora una volta, che quando il giornalismo si unisce allo sport, io sono sempre in prima linea. E vado a dormire felice, soddisfatto di aver realizzato un altro piccolo sogno, che solo questa professione speciale ha saputo regalarmi.

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