Piangi pure capitano, la tua gente è orgogliosa di te

Il pianto dirotto di Stefano Bagalini

Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta ma la delusione, tanta, non potrà mai essere cancellata in un battito d’ali.

Perchè in un mondo egoista, menefreghista e schiacciasassi, c’è ancora posto per chi si emoziona. C’è ancora posto per chi, al termine di una battaglia sportiva lunga sessanta minuti (LEGGI ARTICOLO), non riesce a trattenere le lacrime e scoppia in un pianto dirotto. Un fiume in piena, ancor più straripante, se quel volto e quella maglia rigata dalla struggente delusione, portano il nome di Stefano Bagalini e un simbolo imprescindibile: la fascetta da capitano.

Perchè lui, leader silenzioso di una squadra prima in classifica, il Cobà di Porto San Giorgio, ma appena eliminata dalla Coppa Italia, quelle emozioni sa viverle e sa trasmetterle agli altri. Al triplice fischio, quando ogni sforzo si rende vano e la consapevolezza della sconfitta attanaglia la mente, non ha la forza di piegarsi su se stesso, non ha la forza di prendersi i comunque meritati applausi dei presenti. Resta lì, immobile, in mezzo al campo, abbracciando ogni compagno, scoppiando in un pianto dirotto che qualunque poeta del futsal non avrebbe saputo descrivere a parole.

Un concentrato di delusione e amarezza, misto ad orgoglio, che tocca le corde del cuore e sibila il suono dell’anima. L’anima di uno sportivo vero, capitano d’altri tempi, che abbraccia uno per uno tutti i tifosi presenti in terra capitolina e si lascia consolare, anche se avrebbe voluto farlo lui. Ma no, non ha la forza, troppo grande l’amarezza. Troppo grande quel sogno svanito, troppo forte quella sensazione di una strada percorsa a metà, interrotta al bivio di un gol a freddo dopo venti secondi. E allora lui, Stefano Bagalini, piange e si immerge tra la sua gente. Ha lottato, combattuto, sperato. Ma non è bastato. E allora piangi pure capitano, senza vergogna. E’ lo sport Stefano, è lo sport. Lasciati andare in quel pianto dirotto, inconsolabile. Lacrime vere, di fervente delusione, distanti solo due gol da quelle di felicità.

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